Asolo

Domenica di relax ad Asolo, bellissimo borgo che, a buon titolo, fa parte del ristretto club de “I borghi più belli d’Italia”.
Peccato che la rocca era chiusa e che lo si sia scoperto solo dopo una scarpinata in salita abbastanza dura.
Lo avessero segnalato all’inizio della salita, avrebbero risparmiato diversi calendari.

Il paese, fu scelto da Eleonora Duse come residenza per i suoi ultimi giorni ed è ivi sepolta

Il toponimo, in latino Acelum, è attestato sin dal I secolo d.C. Gli studiosi vi hanno ravvisato la radice indoeuropea *ak, ovvero “luogo aguzzo”, in riferimento dunque alla natura collinare del territorio o, più in particolare, al colle su cui sorge la rocca.

La civiltà ha fatto la sua comparsa nel territorio di Asolo già nel medio paleolitico, circa 300.000-35.000 anni fa, periodo a cui risalgono i resti di mammuth e i reperti in selce ritrovati presso Pagnano.

Sempre a Pagnano è stato individuato un insediamento mesolitico (5.000 anni fa), mentre a Casella sono stati rinvenuti resti di utensili di varia epoca (da 70.000 a 3.000 anni fa).

I reperti ritrovati soprattutto presso la Casa Gotica testimoniano che nel capoluogo comunale un insediamento si ebbe però solo a partire dall’età del bronzo (X-IX secolo a.C.).

Tra l’VIII e il I secolo a.C. la Asolo paleoveneta era legata forse alla pratica della transumanza, all’allevamento ovino e al commercio della lana, oltre che punto di contatto tra i centri della pianura (Padova e Montebelluna) e l’area retica (Feltre).

Mentre l’abitato si trovava in corrispondenza dell’attuale, sulle pendici meridionali sorgevano le necropoli.

Passata ai Romani, Asolo crebbe d’importanza divenendo municipium con giurisdizione sulla pianura sottostante sino alla via Postumia se non al Sile, e dal Brenta al Piave.

Di questo periodo restano numerosi reperti che testimoniano l’esistenza di terme, di un acquedotto, di un foro e di un teatro.

Il toponimo (Acelum) è citato per la prima volta nel I secolo d.C. da Plinio il Vecchio (Naturalis historia), che annovera il centro fra gli oppida Venetorum.

Un secolo dopo, come Akedon, lo si ritrova nella Geografia di Claudio Tolomeo.

Alla vigilia della caduta di Venezia, a cui Asolo apparteneva da almeno 3 secoli, il territorio asolano fu teatro degli scontri fra i Francesi di Napoleone e gli Austriaci.

L’11 marzo 1797, il Bonaparte soggiornò per una notte in città e raggiunse la cima del monte San Martino per osservare l’armata asburgica che si trovava al di là del Piave.

Dopo una serie di sconvolgimenti politici, nel 1815 la zona diviene definitivamente austriaca come parte del Regno Lombardo-Veneto.

I nuovi governanti si occuparono di vari interventi edilizi che videro la costruzione di nuove infrastrutture ma anche la demolizione delle antiche vestigia.

Nel 1820, ad esempio, viene abbattuta parte del castello, ma nel 1857 è restaurato il Teatro Comunale.

Nel 1866 Asolo passa come tutto il Veneto al Regno d’Italia.

Dopo questo avvenimento, l’amenità del luogo attira un gran numero di intellettuali, soprattutto stranieri, tra i quali Robert Browning, Eugene Benson, Henry James, Freya Stark e, come detto, Eleonora Duse.

Durante la prima guerra mondiale, Asolo si ritrova a poca distanza dal fronte.

Nel 1928 il regime fascista costituì la cosiddetta Grande Asolo, declassando i comuni di Castelcucco e Monfumo a frazioni di Asolo.

Nel 1946 fu ristabilita la situazione precedente. Durante la seconda guerra mondiale la città ospitò alcuni uffici della Repubblica di Salò.

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