Reggio Emilia

Reggio Emilia (Reggio di Lombardia fino all’annessione al Regno d’Italia) è sorta per volere del console Marco Emilio Lepido lungo la via Emilia, l’antica strada romana che collegava Piacenza a Rimini, Reggio Emilia può fregiarsi dell’appellativo di Città del Tricolore, in quanto la bandiera d’Italia, su ispirazione dei vessilli della Repubblica Cispadana, nacque e fu mostrata per la prima volta in questa città il 7 gennaio 1797.

Il vessillo fu esposto nella settecentesca Sala del Tricolore del municipio, che ospita le sedute del consiglio comunale.

Reggio, assieme alle vicine Parma e Modena, è luogo d’origine del Parmigiano Reggiano; la città è inoltre divenuta nota per aver sviluppato il metodo di insegnamento pedagogico chiamato Reggio Emilia Approach.

Sparsi ritrovamenti testimoniano di una vita economica che si mantiene intensa per tutto il periodo imperiale fino alle invasioni barbariche.

A partire dal VIII secolo la continuità dei poteri civili e il permanere della struttura urbana sono garantiti dal Vescovo.

Nel XI secolo è in terra reggiana il cuore della contea di Matilde, fortificato da un imponente sistema di castelli.

Tra le mura di Canossa, nel 1077, si svolge uno degli avvenimenti più conosciuti delle lotte per le investiture: l’imperatore Enrico IV, in veste di pellegrino invoca davanti al Papa Gregorio VII, lo scioglimento della scomunica.

Intanto sulle ceneri del feudalesimo stanno nascendo i liberi comuni: Reggio Emilia è tra i primi.Agli inizi del XV secolo passa sotto il dominio degli Estensi.

Presenze importanti segnano il Rinascimento reggiano: da Matteo Maria Boiardo, conte di Scandiano (il poeta de “L’Orlando Innamorato”, che fu governatore di Reggio verso la fine del XV secolo, a Ludovico Ariosto, il grande poeta de “L’Orlando Furioso”, nato a Reggio Emilia nel 1474.

I secoli XVII e XVIII sono tormentati da guerre, pestilenze e saccheggi di opere d’arte.

Nei periodi di pace, la creatività dei reggiani ha modo di manifestarsi con l’edificazione di sontuosi palazzi e numerosi edifici religiosi, primo fra tutti l’imponente Basilica della Ghiara innalzata, con eccezionale concorso d’artisti, nella prima metà del seicento e con il mirabile sviluppo dell’arte della seta.

Il 7 gennaio 1797, prima sede di un parlamento italiano, Reggio Emilia vede nascere con la Repubblica Cispadana, il Tricolore, futura bandiera d’Italia.

Durante il ventennio fascista sempre vivo restò a Reggio Emilia lo spirito di resistenza che culminò nella lotta di liberazione.

Dopo la seconda guerra mondiale, per il rilevante apporto dato dalla città alla riconquista della libertà, il gonfalone di Reggio Emilia è stato decorato con medaglia d’oro al valor militare.

Medaglia d’oro al valor militare

«Durante l’occupazione nemica opponeva al tedesco invasore la fiera resistenza dei suoi figli, accorsi in gran numero nelle formazioni partigiane impegnate in dura e sanguinosa lotta. Cinquecento caduti in combattimento, interi comuni distrutti, popolazioni seviziate e sottoposte al più spietato terrore, deportazioni in massa, stragi inumane e crudeli persecuzioni, costituiscono il bilancio tragico, ma luminoso, di un’attività perseverante e coraggiosa iniziata nel settembre 1943 e conclusa con la disfatta delle forze d’occupazione. Memore di nobili secolari tradizioni, riaffermate nell’epopea del Risorgimento, la Città di Reggio Emilia ha saputo degnamente concludere un rinnovato ciclo di lotte per la libertà e per l’indipendenza ed offrire alla Patria generoso tributo di sacrificio e di sangue. Settembre 1943 – aprile 1945 — 1º aprile 1950»

Il centro storico attuale della città è a forma di esagono allungato; attraversato dalla via Emilia, ha un’impronta prevalentemente cinque-settecentesca.

I lati dell’esagono rappresentano il sedime del perimetro delle antiche mura di fortificazione, demolite ad inizio Ottocento e convertite in viali urbani per consentire l’espansione cittadina.

I principali monumenti della città sono il Teatro Municipale, di forme neoclassiche, intitolato alla memoria dell’illustre attore reggiano Romolo Valli, le basiliche rinascimentali e barocche di San Prospero ed il santuario della Beata Vergine della Ghiara, il Duomo e molti palazzi di periodo medievale e rinascimentale disseminati per il centro storico.

Particolarmente interessante risulta essere la configurazione urbana delle piazze del cuore della città.

Il collegamento tra la piazza principale, sulla quale sorgono il Duomo e il municipio, chiamata piazza Prampolini, con piazza San Prospero dove si svolge il mercato avviene tramite la strada porticata che ha nome via del Broletto.

Piazza Prampolini si collega anche con piazza Casotti, che un tempo era la piazza del cosiddetto mercato delle pulci tramite un’altra strada porticata.

Di estremo rilievo anche Piazza Fontanesi situata in posizione meno centrale ed al cui centro sorgono diversi alberi di tiglio e che è contornata da portici.

Sono rilevanti anche: la via Emilia, posta sull’originario decumano romano cittadino, che nel centro storico cittadino risulta completamente fiancheggiata da palazzi di pregio architettonico ed è divisa in due rami dalla Piazza del Monte; il Corso Garibaldi, sul tracciato dell’alveo antico del torrente Crostolo (deviato in tempi antichi fuori dalle mura cittadine), nei cui pressi sorgono la Basilica della Madonna della Ghiara, il Palazzo Ducale (attualmente sede della Provincia e della Prefettura) e l’Oratorio del Cristo.

Di rilievo infine anche i Giardini pubblici, un parco ottocentesco con statue, fontane impiantato sull’area dell’antica cittadella militare, e le adiacenti piazze dei Teatri.

Non è difficile riconoscere le tracce dell’urbanistica romana (i Musei Civici conservano interessanti reperti musivi) e delle trasformazioni avvenute nel Medioevo. In particolare, fra le piccole vie del centro storico, spiccano via San Carlo, via Toschi e via Guido da Castello.

Lungo la via Emilia sorge il complesso monumentale del Mauriziano, che ospitò il poeta Ludovico Ariosto. Il Mauriziano comprende una villa quattrocentesca ed un parco, al quale si accede da un arco monumentale.

Nella sala settecentesca del Municipio di Reggio, detta Sala del Tricolore venne adottato il primo tricolore della Repubblica Cispadana (poi divenuta Repubblica Cisalpina) da cui deriva l’attuale bandiera della Repubblica Italiana.

Reggio Emilia si caratterizza anche per quanto riguarda le architetture moderne, sorgono infatti nell’immediata periferia cittadina l’avveniristica Stazione AV Mediopadana ed i Ponti, entrambe monumentali creazioni del famoso ingegnere ed architetto spagnolo Santiago Calatrava.

Per quanto riguarda l’archeologia industriale interessanti esempi di riqualificazione urbana sono forniti dal Tecnopolo ricavato presso una porzione degli stabilimenti dismessi delle Officine Reggiane e dal contiguo spazio che ospita il Centro Internazionale per l’Infanzia Loris Malaguzzi ricavato dall’area dismessa dell’ex Locatelli.

Lo spazio delle dismesse Officine Reggiane risulta attualmente una delle aree più degradate della città ed è al centro di un vasto progetto di recupero e riqualificazione urbana e funzionale.

Curiosità:

La Mazurka di Dąbrowskiego (Inno Nazionale della Polonia) è stata scritta da Jozef Wybicki nel luglio del 1797 a Reggio Emilia.

La Giustizia in quel tempo era molto severa e di fronte alle prigioni, nell’attuale via Arcipretura dove sono attualmente i negozi di carta e stampe, aveva la sua abitazione uno stimato dipendente pubblico: il boia;
il 24 novembre, giorno di San Prospero, un condannato a morte, estratto a sorte, veniva però condotto alla Basilica omonima e graziato: era l’omaggio della città al Santo Patrono.

Il falsario redento: Luigi Parmeggiani
Dapprima anarchico disperato, forse ladro, sicuramente attentatore poi antiquario benestante, forse falsario, sicuramente mercante di oggetti di dubbia origine. Nella sua vita passa dal ventre dei bassifondi ai salotti di varie capitali europee.

Conosce e frequenta sartine e principesse, anarchici espropriatori e banchieri, ladri e ricchi magnati, collezionisti, tragattini, conoscitori e critici d’arte.

Prima reietto poi riverito.

Sul compiere della sessantina, accompagnato da una moglie, bella, francese e più giovane di vent’anni torna alla sua città natale.

Vuole lasciare a Reggio un monumento, una galleria, una casa che perpetui la sua memoria.

Un ricamo per la patria
Gennaio 1850.
Don Gaetano Chierici, propose di organizzare una degna accoglienza all’eroe di guerra: Il maggiore Ludovico Ferrari, che aveva ottenuto il permesso di rientrare a Reggio per curarsi in famiglia le ferite rimediate in battaglia.

L’idea era di preparare un piccolo tricolore e di farlo ricamare separatamente telo per telo (il bianco, il rosso e il verde), in tre diversi istituti di giovinette, affinché non si vedesse, se non a opera ultimata, la combinazione dei tre colori.

La cerimonia di consegna della banderuola (nella quale le bande tricolori sono orizzontali, non essendo ancora state codificate le caratteristiche del vessillo nazionale) avrebbe dovuto svolgersi con la massima segretezza e così pure la preparazione dell’evento.

Tanta circospezione non fu sufficiente a passare inosservata: in un verbale della occhiuta polizia estense si può infatti leggere: “in casa Chierici, dove è un bonzo (prete indegno) che professa e tenta propagare le dottrine giobertiane delle quali è infatuato, tengonsi ogni dì adunanze di mal pensanti”.

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