Palazzo Ducale di Sassuolo

Sorge nella cittadina omonima in piazzale della Rosa.

Il seicentesco palazzo ducale trae origine da un precedente castello, detto comunemente Rocca, costruito nel 1458 da Borso d’Este, marchese di Ferrara e signore del luogo.

La committenza della ricostruzione e della decorazione spetta a Francesco I d’Este, il duca che, dopo la perdita di Ferrara nel 1598, creò la nuova immagine di Modena capitale dello stato e riportò sulla scena politica europea il ducato estense di Modena e Reggio Emilia.

Il palazzo, denominato anche “Delizia” per la sua architettura impreziosita da fontane e circondata da spazi verdi, per la bellezza delle decorazioni nei suoi ambienti e per il felice inserimento nell’ampia vallata del Secchia, rappresenta un vero gioiello della cultura barocca dell’Italia settentrionale.

Il castello passò poi ai principi Pio, che nel 1609 lo cedettero a Cesare d’Este che aveva scelto Modena come capitale del Ducato di Modena e Reggio dopo la perdita di Ferrara in favore di papa Clemente VIII.

Il castello fu poi fatto trasformare in palazzo dal duca Francesco I d’Este, uomo colto e molto ambizioso che, nonostante l’esiguità del suo piccolo ducato, svolse un’attività politica di respiro europeo e volle che la sua corte potesse stare alla pari delle grandi corti d’Europa.

Per questo motivo volle trasformare il vecchio castello costruito a Modena dall’avo Obizzo d’Este nel grandioso Palazzo Ducale opera dell’architetto Bartolomeo Avanzini (di Curio?) consigliatogli dal Bernini, che gli farà lo stupendo ritratto marmoreo conservato oggi alla Galleria Estense di Modena con il ritratto a olio dello stesso duca del Velázquez (Bernini aveva ricevuto da Francesco I la richiesta di progettare lui stesso il palazzo, ma aveva rifiutato perché già impegnato col papa).

Francesco I, a cui Modena doveva anche la splendida Villa delle Pentetorri, opera dell’architetto di corte Gaspare Vigarani, destinata agli ospiti del duca e distrutta completamente da un bombardamento durante l’ultima guerra, soddisfatto del progetto dell’Avanzini per il palazzo di Modena, gli affidò anche l’incarico di costruire al posto della vecchia Rocca di Sassuolo un ampio palazzo per la villeggiatura della corte (Sassuolo essendo situato ai piedi delle prime colline appenniniche ha un clima complessivamente migliore di quello di Modena per ciò che riguarda il tasso di umidità e le nebbie autunnali).

Durante l’occupazione napoleonica, fuggito il duca estense, il palazzo fu venduto al conte Carlo Amabile Demarzit Sahuguet d’Espagnac e subì diversi passaggi.

Negli ultimi anni dell’Ottocento finì anche ad essere utilizzato da un salumificio e il grande parco del palazzo divenne un’azienda agricola.

Per interessamento dell’allora principe ereditario Umberto di Savoia, fu acquisito dallo Stato ed assegnato all’Accademia militare di Modena che se ne servì parzialmente e saltuariamente per corsi speciali degli allievi ufficiali e come sede sussidiaria in caso di necessità.

Recentemente si è iniziato un restauro a cura della Sovrintendenza al patrimonio artistico di Modena, sicché diverse sale e la grandiosa galleria sono visibili al pubblico e al suo interno sono state fatte alcune mostre.

Inglobando il vecchio castello l’Avanzini costruì un palazzo monumentale che fu decorato principalmente dal pittore francese Jean Boulanger, oltre ad altri artisti italiani dell’epoca come Giacomo Monti, Baldassarre Bianchi, Pier Francesco Cittadini, Michelangelo Colonna e il Guercino.

A fianco del portale della facciata si trovano due statue raffiguranti Galatea e Nettuno, opera di Antonio Raggi di Vico Morcote detto il Lombardo.

Di fronte all’entrata nel cortile interno c’è in una grande nicchia la fontana con Nettuno, e altre due statue rappresentanti l’Allegrezza e l’Eternità opera di Maschio Lattanzio sono lungo lo scalone principale che sale al primo piano.

Fra di esse è rappresentato il Ratto di Proserpina.

La prospettiva delle pareti del cortile e dello scalone ed i dipinti sono dovuti ad Agostino Metelli, al Colonna, al Monti e al Bianchi.

L’accesso alla piazza antistante il palazzo, è un gioiellino

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