Thiene e il suo castello

Trasferimento verso nord e passaggio con sosta obbligata a Thiene.

Il “Castello”, chiamato così per le alte mura di cinta sovrastate da merlature ghibelline, non ha mai avuto carattere difensivo, ma unicamente di separare i signori dal popolino

Di Thiene, si hanno notizie fin dal 25 marzo 917: mentre perdurava la minaccia degli Ungari, l’imperatore Berengario donò al vescovo di Padova, Sibicone, le “vie pubbliche” del Pedemontano e dell’Astico, cioè tutto il vasto territorio montano e pedemontano compreso tra l’Astico ed il Brenta, comprendente l’Altopiano di Asiago, Thiene, Breganze e Marostica.

Ancor oggi l’Altopiano e Thiene appartengono alla diocesi patavina, mentre Breganze e Marostica passarono alla diocesi di Vicenza nel 1818.

Dal IX al XII secolo molte delle zone umide del territorio furono bonificate da parte dei monaci benedettini e molte ville in tutto il territorio furono fortificate.

L’antica pieve di Thiene si frazionò nel XII secolo in tante parrocchie autonome quante erano state le cappelle sorte in epoca remota nell’ambito della circoscrizione pievana del pagus romano e preromano e presso i singoli vici disseminati nel vasto pagus.

L’esistenza di un antico castello medioevale a Thiene è attestata da parecchi documenti fin dal XII secolo e da parecchi storici a partire dal Pagliarino.

Stando ai documenti, il più antico ricordo del castello si trova in una sentenza, emanata il 26 gennaio 1152 dal conte Guido Maltraversi, il padre di Uguccione, con la quale egli assegnava a Torengo archídiaconus in montanis del vescovo di Padova, quindi al vescovado padovano che ne rivendicava il diritto, possessione castri Tienne et trium mansorum in Tienne.

Questa sentenza non fa cenno all’ubicazione del castello e non ne parla neppure un atto d’investitura di poco successivo, del 5 giugno 1166, con il quale il vescovo Gerardo concedeva alla Comunità locale il livello de toto castro cum frata eíusdem castri.

Durante gli eventi guerreschi del medioevo, tuttavia, il castello di Thiene probabilmente non fu completamente distrutto, ma solo danneggiato e quindi restaurato.

Non si conosce, al giorno d’oggi, il perché di un castello così vasto e forte non rimanga alcuna traccia; un’ipotesi è che le antiche vestigia del primitivo castello vadano ricercate poco più ad est del Duomo, nell’area attualmente occupata dal castello, o villa, Porto Colleoni Thiene.

Nel 1152 Thiene divenne libero Comune e il 5 giugno 1166 iniziò l’autonomia amministrativa.

Inserita nell’ambito del Comitato vicentino, durante il Duecento Thiene si sviluppò, nonostante le disparità sociali: a quel tempo chi prosperava di più erano gli usurai, che prestavano a grandi e a piccoli e si arricchivano con gli interessi del prestito e con le proprietà incamerate per l’insolvenza di chi non era in grado di restituire.

Un esempio è fornito da Vincenzo del fu Tealdino, capostipite dei Thiene, che nello spazio di un secolo divennero una delle famiglie più ricche e prestigiose di Vicenza.

Nel Duecento alcune opere pubbliche favorirono lo sviluppo della città.

Nel 1276 i fratelli Ottonello e Angelo Verla fecero scavare il percorso della roggia Verlata che permise di irrigare tutta la vasta campagna della frazione posta a sud di Thiene che proprio da questa opera prenderà il nome di Rozzampia.

Il 28 novembre del 1281 venne ultimata la roggia di Thiene che derivando l’acqua dal torrente Timonchio, in Santorso, fornì per secoli una fonte di energia per muovere i mulini e acqua per irrigare i campi, dando prosperità a tutta la zona.

Nel 1350 la ricca famiglia dei Porto acquistò numerosi possedimenti in città e nei dintorni; emblema di questa famiglia sarà il palazzo situato nel centro del paese, in seguito denominato “Castello”.

Il castello di Thiene è considerato il più cospicuo edificio gotico del XV sec. sorto nel vicentino ad uso di dimora civile; straordinario esempio di villa veneta pre-palladiana, unico esemplare del suo genere, sia per caratteristiche architettoniche che per destinazione funzionale, caposaldo nell’evoluzione delle ville venete.

La villa veneta, dal punto di vista architettonico, ha trovato la sua più compiuta espressione nel XVI secolo con le costruzioni di Andrea Palladio (1508 – 1580), che riuscì a sintetizzare le esigenze estetiche e funzionali in un tipo di villa che rimase sostanzialmente lo stesso fino alla caduta della Serenissima nel 1797.

Ma Palladio non inventò il concetto di villa: rinnovò le forme che queste dimore agricole avevano già acquisito nel corso dei secoli precedenti.

Al Castello, donò il progetto e la realizzazione del pozzo tutt’oggi visibile nel cortile interno.

Il castello si pone quindi come modello per i successivi sviluppi delle ville venete, in quanto residenza signorile e luogo di vita colta e raffinata in campagna dove erano legati gli interessi della famiglia.

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