Villa Emo

Terzo giorno di vacanza.

Tra le numerose ville progettate dal Palladio, a Vedelago, nei pressi di Fanzolo, in provincia di Treviso, troviamo Villa Emo.

Ci giungiamo al termine di una calda giornata novembrina, piena di sole e calda, che invoglia a impigrirsi nei percorsi.

La datazione di Villa Emo è ancora oggi piuttosto controversa: in base agli ultimi studi condotti la data di costruzione viene collocata tra il 1556 ed il 1559.

L’unica certezza è costituita dal fatto che sicuramente essa fu terminata prima del 1570, poiché all’interno del trattato di Palladio, I Quattro Libri dell’Architettura, pubblicato a Venezia in quello stesso anno,si trova la descrizione del sito, accompagnata dai nomi sia del committente della villa che del pittore artefice degli affreschi.

Un’altra importante notizia, riguardante il termine della sua costruzione, proviene anche da una pergamena conservata nell’archivio Emo-Capodilista, risalente al 1559 e firmata dall’allora proprietario della villa, Leonardo Emo.

In tale pergamena si chiedeva al podestà di Castelfranco Veneto una permuta di terreni, allo scopo di riquadrare e delimitare l’intera proprietà, operazione che veniva, in genere, svolta al termine dei lavori di costruzione di un edificio.

Questi sono, tuttavia, gli unici documenti a nostra disposizione riguardanti la datazione della villa.

Questa villa, appare dal nulla, in piena campagna e ci si chiede chi o cosa abbia spinto ad edificarla proprio qui, 500 anni fa che il paesaggio doveva essere più ameno ancora che oggi.

La famiglia Emo possedeva già dal ‘400 grandi proprietà terriere e, intorno al 1558, Andrea Palladio venne incaricato da Leonardo Emo, di progettare una villa per la famiglia (che ne ha tenuto la disponibilità fino al 2004).

L’edificio si compone di un grande corpo centrale, posato su di un basamento rialzato, che scende dolcemente verso il suolo con una lunga rampa di pietra e che prosegue verso il cancello d’entrata con un grande viale lastricato di pietre squadrate.

Villa Emo, non presenta una particolare o significativa decorazione scultorea.

Questa si limita al timpano del frontone principale ad opera dello scultore Alessandro Vittoria e alle statue presenti nel giardino antistante la villa e sotto le barchesse.

A destra e a sinistra della zona patronale, si trovano due barchesse colonnate, rettilinee, che ospitavano le cucine, le abitazioni dei coloni, le strutture agricole e terminano con due colombaie.

Alla semplicità dell’aspetto esterno, si contrappongono le stanze interne, riccamente decorate con affreschi di Giovanni Battista Zelotti, pittore noto tra i ricchi dell’epoca che avevano affidato alla sua creatività molte delle loro dimore.

Sulle pareti troneggiano scene campestri con figure giocose che si affacciano tra grandi colonne, che affiancano le porte di passaggio tra un ambiente e l’altro.

L’ordine architettonico scelto per la costruzione è il “dorico”, estremamente semplice (persino le finestre sono prive di cornici).

La villa è circondata da un enorme giardino, progettato dall’architetto Negrin, che, con il passare degli anni, si era ridotto ad un grande prato. Intorno al 1921-1925 sono state collocate delle statue per arricchire i viali.

Grandi vasi di aranci nani ornano ancora i lati del lastricato che, dal cancello, arriva al portone principale dell’edificio.

Oggi il giardino di villa Emo mantiene quel perfetto stile inglese che il suo autore aveva ipotizzato sin dall’inizio.

Un grande prato, diviso in sezioni, circonda la villa, quasi un tappeto verde ad incorniciare la meravigliosa struttura edilizia, inserita dall’UNESCO tra i patrimoni dell’umanità nel 1996.

Alla fine della visita, ci accorgiamo che la sera è scesa, ed abbiamo l’occasione per carpire l’atmosfera quasi familiare, che si doveva respirare negli anni gloriosi della villa

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